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Whistleblowing, significato e applicazione della disciplina in Italia

4 colleghi al tavolo di una riunione, con 3 che guardano il quarto, che guarda nella fotocamera.
Tempo di lettura: 5 minuti

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Whistleblowing: l’indagine ANAC

L’ANAC (Autorità Nazionale Anti-Corruzione), nel mese di dicembre 2023, ha condotto tra i soggetti del settore pubblico e privato tenuti ad attivare i canali di segnalazione un’indagine anonima sull’applicazione del nuovo regime del whistleblowing

Gli esiti della ricerca saranno utili all’ente per fornire una serie di successivi orientamenti di carattere generale con particolare riferimento proprio ai canali interni di segnalazione.

L’esame dei dati raccolti ci fornisce un quadro di quanto è stato fatto in materia di whistleblowing e di quanto c’è ancora da fare.

Whistleblowing significato

Letteralmente l’espressione whistleblowing significa “denuncia di irregolarità” e sta ad indicare quelle norme che hanno come scopo la protezione da eventuali ritorsioni, in ambiente lavorativo, di coloro che denunciano dei reati o delle violazioni di legge o delle condotte irregolari.

La materia è regolata dal DLgs 24/2023 che ha dato attuazione ad alcuni principi comunitari previsti dalla direttiva Ue 2019/1937. Quest’ultima tutela il whistleblower, ovvero l’informatore, con lo scopo di favorire l’emersione di illeciti commessi sia nel settore pubblico che in quello privato. Tutte le attività previste dalla Direttiva whistleblowing devono essere svolte nel rispetto del GDPR.

Soggetti che applicano la norma sul whistleblowing

La normativa sul whistleblowing si applica:

  • ai datori di lavoro privati che hanno impiegato, nell’ultimo anno, una media di almeno 50 dipendenti con contratti di lavoro a tempo indeterminato o determinato;
  • ad alcuni datori del settore pubblico (amministrazioni pubbliche; autorità amministrative indipendenti di garanzia, vigilanza, o regolazione; enti pubblici economici; società di controllo pubblico, anche se quotate; società in house, anche se quotate; organismi di diritto pubblico; concessionari di pubblico servizio).

Segnalazioni whistleblowing

Entrambi questi soggetti sono tenuti ad istituire e gestire dei canali interni di segnalazione che possono essere usati dai dipendenti, ma anche da lavoratori autonomi, collaboratori, liberi professionisti e consulenti e ancora da volontari e tirocinanti (retribuiti e non) e da azionisti e persone con funzioni di amministrazione, di direzione, di vigilanza o rappresentanza.

Le segnalazioni possono essere fatte sia durante il periodo di prova, che quando il rapporto giuridico è in corso, ma anche quando esso non è ancora iniziato (se le informazioni sulle violazioni sono state acquisite durante il processo di selezione o in altre fasi precontrattuali) o dopo il suo scioglimento (nel caso in cui le informazioni sulle violazioni sono state acquisite prima dello scioglimento del rapporto stesso, come nel caso dei pensionati).

A poter essere segnalate sono le violazioni delle norme nazionali o dell’Ue lesive dell’interesse pubblico o dell’integrità dell’amministrazione pubblica o dell’ente privato, di cui si sia venuti a conoscenza nel contesto lavorativo pubblico o privato. La segnalazione può riguardare anche condotte volte ad occultare le violazioni o le attività illecite non ancora compiute ma che ragionevolmente possano verificarsi e ancora i fondati sospetti di violazioni.

Whistleblowing: il report dell’ANAC

 Vediamo quali sono i principali dati emersi dall’indagine condotta dall’ANAC:

  • chi ha risposto al questionario

Nel settore pubblico hanno risposto all’indagine 319 enti, mentre nel settore privato hanno risposto 213 soggetti.

Ad essi si aggiungono un’associazione datoriale e 4 soggetti non riconducibili ad uno specifico ente.

Il numero di moduli compilati è tale da non poter considerare il campione statisticamente rappresentativo della situazione nazionale, ma è comunque in grado di fornire un’idea di quello che è l’attuale stato di applicazione delle norme in materia di whistleblowing.

  • Nomina del Responsabile Prevenzione della Corruzione e Trasparenza (RPCT) 

L’RPCT è una persona fisica il cui compito è quello di gestire, coordinare e vigilare sulle misure di prevenzione del rischio corruttivo. Nel settore pubblico è proprio tale soggetto a gestire il canale di segnalazione whistleblowing ed è costui che è legittimato a trattare i dati personali del segnalante e a conoscerne, eventualmente, l’identità.

Dei 319 enti che hanno risposto al sondaggio, 292 sono tenuti alla nomina del RPCT. Tuttavia alcuni di essi hanno indicato di non essere tenuti alla sua nomina. Seppure si tratta di un numero limitato di soggetti, il dato evidenzia come non vi sia nella Pubblica Amministrazione una piena conoscenza della normativa, a meno che non si ipotizzi che la domanda posta sia stata mal interpretata.

  • Normativa speciale settore privato

Il 24% dei rispondenti al questionario ha dichiarato di essere sottoposto a normativa speciale circa le segnalazioni di illeciti/irregolarità. La normativa speciale richiamata riguarda principalmente il settore bancario, finanziario, assicurativo e della sicurezza sul lavoro. Quasi tutti i soggetti che hanno dichiarato di essere sottoposti a normativa speciale hanno già attivato un canale per le segnalazioni. Molti dei soggetti che hanno risposto al questionario hanno anche previsto forme di coordinamento fra tale canale e quello previsto per il whistleblowing.

  • Segnalazioni anonime

La maggioranza dei soggetti del settore pubblico che ha risposto al questionario (66%), ha indicato che non ha ricevuto ancora nessuna segnalazione anonima, mentre nel settore privato la maggior parte dei soggetti che ha risposto al questionario ha ricevuto segnalazioni anonime (55%).

  • Condivisione dei canali di segnalazione

I comuni diversi dai capoluoghi di provincia, nonché le pubbliche amministrazioni e gli enti con meno di 50 dipendenti  possono condividere il canale di segnalazione interna e la relativa gestione. La stessa possibilità è data ai soggetti del settore privato che hanno impiegato, nell’ultimo anno, una media di lavoratori non superiore a 249 dipendenti.

La prima osservazione da fare, esaminando i dati che emergono dal questionario, è che alla domanda se l’ente pubblico avesse condiviso il canale interno di segnalazione hanno risposto tutti i soggetti pubblici e non solo quelli che hanno i requisiti di legge per condividere il canale. Inoltre dalle risposte fornite emerge che la maggioranza dei soggetti pubblici non si è avvalsa di tale facoltà e non ha intenzione di farlo nel futuro.

Nel settore privato parte degli enti, sia di piccole che di medie dimensioni, non si sono avvalsi di tale facoltà, mentre 26 enti con più di 249 dipendenti, pur non potendo, hanno condiviso il canale di segnalazione.

  • Soggetti segnalanti

Nel settore pubblico, solo il 17% delle amministrazioni rispondenti ha dichiarato di aver ricevuto segnalazioni whistleblowing, mentre nel settore privato questa percentuale sale al 30% a dimostrazione del fatto che questo istituto è ancora poco utilizzato

Per quanto riguarda il settore privato le segnalazioni si sono avute soprattutto in imprese di medie e grandi dimensioni.

Nei casi in cui sono state ricevute segnalazioni, sia nel pubblico che nel privato, esse provengono soprattutto da dipendenti (71% nel settore pubblico e 50% nel privato). 

  • Modalità di presentazione delle segnalazioni in forma scritta

Il 62% dei soggetti del settore pubblico ha istituito una piattaforma informatica appositamente dedicata all’acquisizione e gestione delle segnalazioni whistleblowing in forma scritta. Tra i soggetti che non hanno istituito la piattaforma vi sono anche enti di grandi dimensioni.

In molti casi è stata prevista la possibilità per il segnalante di incontrare direttamente, in modo riservato, il RPCT che poi predispone un verbale o trasferisce in piattaforma la segnalazione. Altri canali utilizzati sono stati il canale telefonico senza registrazione, un indirizzo e-mail visibile al solo RPCT, un cellulare o un numero telefonico dedicato e ancora una cassetta dei suggerimenti interna all’ente.

Nel settore privato, la percentuale dei soggetti che ha attivato la piattaforma informatica per acquisire le segnalazioni in forma scritta scende al 56% e si tratta soprattutto di medie e grandi imprese. Il dato evidenzia che, anche le imprese con un numero medio di dipendenti compreso tra i 50 e i 249, si è adeguata tempestivamente poiché che per loro l’obbligo scattava a partire dal 17 dicembre 2023 (si rammenta che il questionario è stato compilato tra il 4 e il 22 dicembre). D’altra parte, però, 15 enti con più di 249 dipendenti, per i quali l’obbligo decorreva dal 15 luglio 2023, non hanno ancora attivato la piattaforma alla data del questionario. 

Quanto alle altre modalità con le quali i soggetti privati consentono la presentazione di segnalazioni in forma scritta prevalgono la posta ordinaria e le raccomandate.

  • Tempistiche di gestione delle segnalazioni

Nel complesso, i soggetti del settore pubblico (94%) e quelli del settore privato (93%) che hanno compilato il questionario hanno dichiarato di non avere particolari difficoltà nei tempi di gestione delle segnalazioni.

Le principali problematiche, in entrambi i settori, sono dovute alla complessità delle valutazioni e delle verifiche da svolgere per valutare l’ammissibilità della segnalazione e la sussistenza dei fatti/illeciti segnalati.

  • Formazione del personale

Dall’esame delle risposte è emerso che la maggior parte delle amministrazioni pubbliche (74%) e dei soggetti privati (88%) ha pianificato o intende pianificare iniziative di sensibilizzazione e formazione del personale per divulgare le finalità dell’istituto del whistleblowing e le procedure per il suo impiego.

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