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Servizio Civile Digitale, cosa c’è da sapere

Cos’è, come funziona, quanto dura, qual è lo stipendio, chi può farlo
Con il servizio civile digitale un giovane facilitatore digitale aiuta una donna anziana a usare lo smartphone.
Tempo di lettura: 3 minuti

Indice dei contenuti

In questo articolo vediamo cos’è il servizio civile digitale e cosa bisogna sapere per partecipare come volontario.

Cos’è il servizio civile digitale

Il servizio civile digitale è un modo alternativo di svolgere il classico servizio civile universale, ma con la differenza che in questo caso il suo obiettivo è aumentare le competenze digitali dei cittadini italiani.

Chi decide di svolgere questa forma alternativa di servizio per il Paese si chiama facilitatore digitale e viene impegnato in progetti per migliorare le capacità digitali e favorire l’uso dei servizi pubblici digitali.

Quali sono gli obiettivi

Facendo aumentare le conoscenze e le abilità digitali degli italiani, il servizio civile applicato alla tecnologia punta pertanto a raggiungere questi obiettivi:

  • ridurre il digital divide tra i cittadini italiani, cioè il divario tra chi è capace di usare le tecnologie digitali e chi non ha le competenze necessarie per farlo e, di conseguenza, è tagliato fuori dalle opportunità che il digitale fornisce;
  • promuovere il pieno godimento dei diritti di cittadinanza;
  • diffondere un approccio consapevole alla realtà digitale;
  • agevolare la collaborazione tra Pubblica Amministrazione e cittadini;
  • investire sulla formazione dei giovani e sul loro ruolo di cittadini attivi.

Come funziona il servizio civile digitale

Il servizio civile digitale funziona in due fasi.

Nella prima fase il Governo, attraverso il Dipartimento per la Trasformazione Digitale e il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, pubblica un avviso con cui si chiede la presentazione di progetti che prevedano l’impiego di giovani volontari in attività per migliorare le competenze digitali della popolazione italiana.

I progetti possono essere presentati soltanto dagli enti iscritti all’Albo del Servizio Civile Universale, quindi pubbliche amministrazioni, aziende sanitarie, università e terzo settore.

Tra i progetti presentati si selezionano quelli ritenuti più idonei.

Nella seconda fase, con un bando pubblico parte la selezione dei giovani volontari da impiegare come facilitatori digitali. Il numero di posti messi a bando si ottiene sommando il numero di volontari digitali previsto da ciascuno dei progetti ammessi.

I vincitori del bando ricevono una formazione che consente ai giovani facilitatori digitali di operare nel progetto in cui sono inseriti, prestando il proprio aiuto alle persone con minori competenze digitali.

Qual è lo stipendio dei facilitatori digitali

Il servizio civile digitale, come quello universale, non è un rapporto di lavoro, ma un’occasione per avvicinarsi al mondo del lavoro. È un anno dedicato al servizio della comunità e alla formazione e crescita.

Quindi, per la loro attività i facilitatori digitali non percepiscono un vero e proprio stipendio.

Ai volontari impegnati in progetti in Italia spetta un compenso di 14,81 euro netti al giorno, pari a 444,30 euro netti al mese. Spettano anche vitto e alloggio solo se previsto dal progetto a cui si partecipa, con spese a carico dell’ente promotore del progetto.

Per chi è impegnato in progetti all’estero spetta, in aggiunta all’assegno mensile, una somma ulteriore che varia in base all’area geografica in cui si opera. Spettano anche vitto e alloggio, con costi a carico dell’ente titolare del progetto.

Quanto dura il servizio civile digitale

La durata dipende dal progetto per cui si viene scelti. Tuttavia, la durata minima non può essere inferiore agli 8 mesi e quella massima non può superare i 12 mesi.

L’orario di servizio è, invece, di 25 ore a settimana. In alternativa si può considerare un monte ore annuo che è di 1.145 ore per i progetti di 12 mesi e 765 ore per i progetti di 8 mesi, articolato su cinque o sei giorni a settimana.

Chi può partecipare ai progetti

Per partecipare ai progetti e diventare facilitatori digitali bisogna essere cittadini italiani e avere tra i 18 e i 28 anni.

Ci sono alcune cause di esclusione, come la condanna a pene detentive, l’appartenenza a forze militari o a copri di polizia, l’aver già partecipato al servizio civile universale o digitale, l’esistenza di un rapporto di lavoro con l’ente che propone il progetto.

Quando è nato il servizio civile digitale

L’idea di utilizzare il servizio civile per aumentare le competenze tecnologiche degli italiani nasce ufficialmente alla fine del 2020, da un accordo tra i ministeri dell’innovazione e delle politiche giovanili. In base a questo accordo è stato lanciato un primo bando sperimentale che ha coinvolto 1007 volontari, impegnati in 45 programmi e 103 progetti.

Il servizio civile digitale è una delle azioni del più ampio programma Repubblica Digitale, di cui abbiamo già ampiamente parlato in questo nostro articolo.

Inoltre, rientra nella strategia Italia Digitale 2026 ed è stato incluso anche nel PNRR, come una delle azioni della Strategia nazionale per le competenze digitali e del programma flagship NextGenerationEU “Reskill and Upskill”, per il triennio 2021-2023.

Il PNRR stanzia 60 milioni, con due obiettivi principali: dare assistenza e formazione a 1 milione di persone con attività di facilitazione ed educazione digitale; dare formazione ed esperienza sul campo a 9.700 volontari, selezionati con bandi annuali, coinvolgendo almeno 100 enti.

Il primo bando – lanciato ad agosto 2022 – ha riguardato 2160 volontari, impegnati in 88 programmi e 278 progetti. Il secondo bando è stato lanciato a febbraio 2023 attraverso questo avviso, per reclutare 5.000 nuovi volontari.

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