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Fondo Repubblica Digitale, partono i bandi

Pronti 13 milioni per progetti di formazione sulle competenze informatiche, rivolti a donne e NEET
Grazie ai primi due bandi del fondo per la repubblica digitale un gruppo di giovani uomini e donne usano con soddisfazione i loro smartphone
Tempo di lettura: 5 minuti

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Il Fondo per la Repubblica Digitale lancia Futura e Onlife, i primi due bandi per la formazione digitale degli italiani.

Il bando Futura è rivolto in particolare alle donne tra i 18 e i 50 anni. Onlife, invece, si rivolge ai cosiddetti NEET tra i 15 e i 34 anni. I NEET (acronimo di “Not in Education, Employment or Training”) sono quei giovani che non hanno un lavoro né sono inseriti in un percorso di istruzione o formazione.

Con questo articolo vedremo nel dettaglio cosa prevedono i due bandi, ma spieghiamo anche cos’è il Fondo per la Repubblica Digitale e quali sono i problemi che affronta, secondo il menu che segue.

Fondo per la Repubblica Digitale, cos’è

Il Fondo per la Repubblica Digitale si ispira all’esperienza di partnership tra pubblico e privato sociale del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Nell’ambito degli obiettivi di digitalizzazione previsti dal PNRR, il fondo sostiene progetti di formazione e inclusione digitale. L’obiettivo è l’aumento delle competenze fondamentali per concretizzare la transizione digitale del Paese. Per questo il fondo selezionerà, attraverso i suoi bandi, i progetti che saranno ritenuti maggiormente utili al reskilling e upskilling digitale di lavoratori e cittadini posti ai margini del mercato del lavoro. Un particolare focus è posto sulle quattro categorie composte da NEET, donne, disoccupati e inattivi.

L’obiettivo è anche quello di migliorare gli indicatori del DESI, il Digital Economy and Society Index della Commissione europea che, come riportiamo nell’ultimo paragrafo, vede l’Italia piazzata in fondo alla classifica per quanto riguarda le competenze digitali dei propri cittadini. Il Fondo per la Repubblica Digitale persegue anche gli obiettivi trasversali del PNRR: la riduzione del divario digitale di genere e di cittadinanza. Come tutti gli investimenti del PNRR, il Fondo prevede milestone e target specifici e una comunicazione semestrale al Mef delle risorse utilizzate, lo stato di attuazione degli interventi e gli obiettivi conseguiti.

In via sperimentale per gli anni dal 2022 al 2026 il Fondo stanzia un totale di circa 350 milioni di euro. Ad alimentare il fondo saranno i versamenti effettuati dalle Fondazioni di origine bancaria. Attraverso la valutazione d’impatto dei progetti sostenuti, per il quinquennio 2022-2026 il fondo punta a selezionare quelli più efficaci, così da ampliarne l’azione sul territorio nazionale e raggiungere più persone. Realizzando in questo modo miglioramenti tangibili nelle competenze digitali e trasformarli in policy diffuse.

Il modo in cui il fondo opera è stabilito da un protocollo di intesa sottoscritto tra Mitd, Mef e Acri, l’Associazione di Fondazioni di origine bancaria. La governance del Fondo per la Repubblica Digitale è costituita da un comitato di indirizzo strategico, da un comitato scientifico indipendente e dal soggetto attuatore (Fondo per la Repubblica Digitale – impresa sociale srl).

Il Fondo si muove nell’ambito della Strategia Nazionale per le competenze digitali, la cui elaborazione, attuazione ed evoluzione avvengono nel contesto di Repubblica Digitale, il programma strategico nazionale che ha l’obiettivo di ridurre il divario digitale e promuovere l’educazione sulle tecnologie del futuro. Repubblica Digitale agisce con azioni sinergiche e di sistema, mettendo in rete le esperienze e le competenze sviluppate nel Paese.

Quali sono gli obiettivi dei primi due bandi del Fondo Repubblica Digitale

I due progetti di formazione Futura e Onlife sono stati pensati per garantire alle categorie cui si rivolgono migliori opportunità e condizioni di inserimento nel mondo del lavoro.

I due bandi mettono a disposizione in totale 13 milioni, di cui 5 per il bando Futura e 8 per Onlife. I fondi saranno spesi per finanziare progetti presentati da soggetti pubblici, soggetti privati senza scopo di lucro ed enti del terzo settore, in forma singola o in partnership composte da un massimo di tre soggetti. Gli enti “for profit” potranno essere coinvolti come partner sostenitori oppure come fornitori per l’apporto di know how e competenze in ambito digitale.

Le proposte da finanziare dovranno prestare particolare attenzione allo sviluppo di competenze digitali di base o avanzate, al coinvolgimento e accompagnamento delle persone durante il percorso formativo, al potenziamento delle competenze non cognitive (life skills) e alla creazione di opportunità di inserimento nel mondo del lavoro.

In entrambi i bandi non è richiesta alcuna quota di cofinanziamento. La liquidazione del contributo è basata sul principio pay for performance. Quindi i pagamenti saranno effettuati alla verifica dei risultati ottenuti, con un focus particolare sulla creazione di nuova occupazione. La durata massima dei progetti è 15 mesi. La durata di ciascun percorso formativo non può superare i 9 mesi.

I progetti si possono presentare solo online, sulla piattaforma Re@dy (portaleready.it) entro le 13 del 16 dicembre 2022. Per spiegare come funziona la piattaforma e in che modo può avvenire la partecipazione ai due bandi da parte degli operatori interessati,  i responsabili del Fondo terranno un webinar il 26 ottobre.

Futura, cosa prevede il bando per le competenze digitali delle donne italiane

Futura è il bando promosso dal Fondo per la Repubblica Digitale con l’obiettivo di finanziare progetti di formazione rivolti alle competenze digitali delle donne italiane tra i 18 e i 50 anni.

Nel ritardo che l’Italia ha in termini di competenze digitali rispetto alla media Ue c’è anche un problema di genere. Solo il 43,1% delle donne italiane, infatti, ha competenze digitali di base, contro il 48,2% degli uomini e contro una media Ue pari al 52,3%.

Inoltre, secondo il Gender Gap Report 2021 del World Economic Forum, il nostro Paese è al 114° posto per partecipazione economica femminile. Questo dato potrebbe addirittura peggiorare a seguito della pandemia, che ha ampliato le disuguaglianze di genere, soprattutto in ambito economico.

La trasformazione digitale può contribuire a superare il gender gap. Con azioni mirate di upskilling e reskilling, le donne possono acquisire competenze digitali strategiche. In questo modo potranno migliorare le loro condizioni contrattuali e occupare posizioni più ambiziose e remunerate.

Il bando Futura mette a disposizione 5 milioni di euro. Per ogni progetto si può chiedere un contributo compreso tra 250 e 750 mila euro.

Onlife, cosa prevede il bando per le competenze digitali dei NEET

Onlife è il bando promosso dal Fondo per la Repubblica Digitale per finanziare progetti di formazione per accrescere le competenze digitali dei NEET (15-34 anni) italiani.

La crisi pandemica e la sfida della transizione digitale hanno reso evidente il mismatch tra le competenze acquisite e le competenze richieste dal mercato del lavoro, soprattutto in ambito digitale. Questa situazione ha reso ancora più urgente le problematiche connesse alla disoccupazione giovanile e al fenomeno dei NEET. L’Italia ha il più alto tasso di NEET dell’Ue, pari al 25,1%. In totale, i NEET in Italia sono più di 3 milioni. Il fenomeno riguarda prevalentemente le donne (57%) e il Sud, in cui risiede il 53% dei NEET.

Il bando Onlife si pone l’obiettivo di offrire ai giovani delle nuove opportunità di formazione di qualità, per sviluppare e rafforzare le competenze digitali, agevolare il loro ingresso nel lavoro e dare loro nuove prospettive di realizzazione professionale, inclusione sociale e partecipazione civica.

Il bando mette a disposizione 8 milioni di euro. Per ogni progetto si può richiedere un contributo compreso tra 250mila e 1 milione di euro.

Indice DESI 2022, Italia tra le ultime per competenze digitali

Secondo l’indice DESI, nel 2021 l’Italia è al 18° posto fra i 27 Stati Ue in termini di digitalizzazione della sua economia e società. Il nostro Paese, quindi, sconta un forte ritardo complessivo rispetto alla media Ue. Questo ritardo è ancora maggiore nella componente Human Capital, cioè le competenze digitali che i cittadini italiani possiedono.

Anche se negli ultimi anni ha risalito diverse posizioni nella classifica DESI, il nostro Paese ha particolari difficoltà in termini di competenze digitali dei cittadini. Questo dipende da un fattore demografico come l’invecchiamento della popolazione, ma anche da un alto tasso di disoccupazione (soprattutto giovanile).

Circa 26 milioni di italiani non dispongono neppure di competenze digitali di base. Anche la percentuale di lavoratori specialisti ICT è inferiore alla media UE (3,8% in Italia e 4,5% in Europa). Sono poche le prospettive di miglioramento futuro: nel 2020 il tasso dei laureati ICT in Italia è stato dell’1,4%, contro il 3,9% dell’Europa.

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