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Verso un controllo obbligatorio dell’identità sui social network?

L'UE punta a inasprire i controlli, ma dalla Francia c'è chi difende l'anonimato online
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Il Parlamento europeo sta valutando la possibilità di rendere obbligatoria la verifica dell’identità degli utenti di Internet prima che possano accedere ai social network. Ciò ha alimentato un vivace dibattito in molti paesi membri. In Francia, ad esempio, molti esperti ritengono che questa misura sarebbe difficile da attuare senza violare il diritto europeo.

Secondo Eric Le Quellenec, avvocato specializzato in nuove tecnologie, nessun altro Paese, ad eccezione della Cina, ha adottato una misura del genere. I deputati francesi del partito di maggioranza Renaissance hanno presentato emendamenti alla proposta di legge per la sicurezza e la regolamentazione dello spazio digitale (SREN). Questi emendamenti richiederebbero agli utenti di piattaforme come Facebook, TikTok e Instagram di confermare la propria identità. I sostenitori di questa misura affermano che è volta a combattere l’impunità online e i discorsi di odio, che sarebbero incoraggiati dall’uso di pseudonimi.

Tuttavia, il governo francese non sostiene questi emendamenti, ritenendo che potrebbero essere contrari al diritto europeo. Questa analisi è condivisa da molti avvocati specializzati.

In Francia, l’anonimato completo su Internet non esiste, poiché la legge consente l’uso di pseudonimi. La legislazione europea non menziona esplicitamente lo pseudonimato, ma vieta l’attuazione di una sorveglianza permanente e diffusa dei social network, come stabilito in una direttiva del 2000. Ciò implica la possibilità di uno pseudonimo per proteggere l’espressione senza rivelare direttamente l’identità degli individui.

Secondo Le Quellenec, obbligare gli utenti a certificare preventivamente la propria identità, anche con la mediazione di una terza parte e l’intervento di un giudice per togliere l’anonimato, sarebbe incompatibile con il diritto europeo. Questo significherebbe un grande cambiamento, passando da un sistema di totale libertà a un sistema dichiarativo, dove l’identità avrebbe la precedenza, il che costituirebbe un’inversione dei valori fondamentali.

Diverse sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo confermano che l’anonimato è un elemento essenziale della libertà di espressione.

Eric Barbry, dello studio legale Racine, condivide lo stesso punto di vista, affermando che in pratica l’eliminazione dell’anonimato non funzionerebbe né dal punto di vista tecnico né da quello legale. È improbabile che il Consiglio costituzionale o la Commissione europea convalidino progetti che vietano l’anonimato. Non è un reato agire con uno pseudonimo, così come non è un reato pubblicare un libro o un articolo con uno pseudonimo. Sebbene le piattaforme richiedano informazioni veritiere al momento della creazione degli account, non sono obbligate a verificarle o certificarle.

Tuttavia, gli esperti si rammaricano del fatto che rintracciare gli autori di commenti criminali sotto pseudonimo sia spesso complesso e richieda tempo, anche se gli investigatori possono requisire legalmente gli operatori per ottenere gli indirizzi IP nei casi più gravi.

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