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NFC Near Field Communication, cos’è

Come funziona la comunicazione di prossimità e quando la usiamo, anche senza saperlo
Donna con cellulare avvicinato a un pos esegue un pagamento grazie alla tecnologia nfc near field communication
Tempo di lettura: 2 minuti

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In questo articolo parliamo di NFC Near Field Communication, la tecnologia che negli ultimi anni ha portato una grande innovazione in molte azioni che compiamo ogni giorno, come i pagamenti elettronici. 

Ecco i punti che affronteremo: 

NFC, cos’è 

NFC è l’acronimo di Near Field Communication, che in italiano si traduce con comunicazione di prossimità o comunicazione a mutuo riconoscimento. È una tecnologia di ricetrasmissione bidirezionale (tra elementi che possono sia ricevere che trasmettere), a distanza (comunicazione contactless) e a corto raggio (distanza massima di 10 centimetri tra i dispositivi).  

La trasmissione dei dati tra due dispositivi NFC avviene per induzione elettromagnetica. La velocità di trasmissione è di circa 424 kbit al secondo. Il trasferimento dati avviene sulla frequenza di 13,56 MHz. 

Come funziona la tecnologia NFC 

La tecnologia NFC consente a due dispositivi (smartphone, tablet, pos) di identificarsi, autenticarsi e associarsi per mettersi in comunicazione e scambiarsi dati o effettuare pagamenti in modalità wireless. 

Il processo avviene in automatico, non c’è bisogno di immettere pin o password e non bisogna compiere alcuna azione per eseguire l’associazione dei dispositivi. 

Se un dispositivo non è nativo NFC (cioè in fase di produzione non è stato dotato di un chip integrato con tale tecnologia) lo può comunque diventare. Basterà montarvi, infatti, un’apposita scheda aggiuntiva che sfrutta gli slot della scheda SD o microSD. 

A questo punto, per scambiare i dati basta attivare la funzione NFC su entrambi i dispositivi e avvicinarli a circa 4 centimetri. Ciò crea all’istante una rete peer-to-peer bidirezionale che consente a ciascun dispositivo di inviare e ricevere dati. 

Quali sono le modalità di funzionamento dell’NFC

I dispositivi NFC possono essere attivi e passivi. Un dispositivo NFC è attivo quando, come nel caso di uno smartphone, è dotato di una propria fonte di energia. Un dispositivo passivo è, ad esempio, il chip NFC che non ha una sua fonte energetica, ma per funzionare e attivarsi ha bisogno di uno stimolo esterno. Questo stimolo esterno è rappresentato dall’induzione delle onde elettromagnetiche provenienti da un dispositivo attivo. Le onde elettromagnetiche che colpiscono il dispositivo passivo gli trasferiscono quella energia sufficiente ad attivarsi e a compiere l’azione che gli è stata impartita in fase di programmazione o, meglio, in fase di scrittura.  

Detto ciò, bisogna dire che un sistema NFC può funzionare in tre modalità differenti.  

› peer to peer: i due dispositivi possono trovarsi in uno stato sia attivo (quando trasmettono) sia passivo (quando ricevono), potendosi scambiare dati reciprocamente;

› read/write: modalità di trasmissione unidirezionale, che consente a un dispositivo attivo di leggere/scrivere dati su un dispositivo passivo, come un tag NFC;

› card emulation: un lettore di carte attivo può attivare un chip NFC passivo e scambiare dati con esso, consentendo pagamenti contactless.

Gli utilizzi più comuni della tecnologia NFC Near Field Communication

Come detto, negli ultimi anni la tecnologia NFC ha trovato ampio impiego nei pagamenti elettronici contactless, con smartphone o dispositivi wearable. Questo è l’utilizzo più conosciuto, soprattutto da chi esegue questo tipo di pagamenti.  

Probabilmente è meno conosciuto un altro utilizzo degli NFC che, come approfondiremo in un prossimo articolo, trovano largo impiego anche per fornire informazioni sui prodotti da scaffale o nei musei e altri luoghi di cultura.    

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