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Il processo telematico in Italia

Semplificare le procedure, ridurre i tempi dei processi e smaltire le pendenze sono gli obiettivi prioritari
Un martelletto di legno poggiato su una tastiera di un portatile.
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Per capire cos’è il processo telematico in Italia bisogna chiarire innanzitutto che non è un nuovo modello di processo. È, invece, un nuovo modo di gestire e trasmettere atti e informazioni tra i soggetti del processo, tramite strumenti informatici.

Eppure, in origine si puntava a riorganizzare la macchina giudiziaria per avere una più rapida individuazione e conoscenza di orientamenti giurisprudenziali, interpretazioni e prassi. Questo grazie alla tecnologia informatica e a un diverso impiego di personale e competenze disponibili.  La creazione di banche dati informatiche affidabili avrebbe prodotto effetti positivi sulla gestione di processi e uffici giudiziari.

Le basi normative per un simile cambiamento furono la Legge 15 marzo 1997, n. 39 (c.d. legge Bassanini 1), poi sviluppata con il Dpr 13 febbraio 2001, n. 123 (Regolamento recante disciplina sull’uso di strumenti informatici e telematici nel processo civile, nel processo amministrativo e nel processo dinanzi alle sezioni giurisdizionali della Corte dei conti)

Lo scenario è cambiato grazie a una nuova legislazione, definita dai più critici “di rottura”, avviata con il Decreto Legge 29 dicembre 2009, n. 193, poi convertito nella Legge 22 febbraio 2010, n. 24. Da quel momento il processo telematico diventa semplicemente uno strumento di supporto alle comunicazioni telematiche di documenti tra operatori e uffici giudiziari.

Immutati negli anni sono rimasti gli obiettivi: rendere più agile la macchina giudiziaria italiana, ridurre i tempi dei processi e smaltire i procedimenti pendenti.

Processo telematico in Italia: sette settori della giustizia passati al digitale

La trasformazione digitale della giustizia italiana è partita nel 2014 e, in sette anni ha riguardato sette settori:

Processo telematico in Italia: i punti in comune dei diversi “processi digitali”

Le regole del processo civile telematico hanno fatto da modello per le normative degli altri settori. Tuttavia, la presenza di legislazioni differenti per ciascuna branchia del diritto ha fatto sì che molti aspetti tecnici cambiano a seconda della natura del processo. Ciononostante, i diversi settori hanno dei punti in comune, che rappresentano i capisaldi del processo telematico in Italia:

1 – IL DOCUMENTO INFORMATICO
La dematerializzazione degli atti, con il passaggio dai documenti cartacei ai file digitali, è il primo aspetto imprescindibile nel processo telematico. Può trattarsi di documenti che nascono come file digitali, ma è possibile anche trasformare un documento cartaceo in un file digitale con la scansione. Le caratteristiche tecniche del documento informatico e le modalità di gestione variano in base al tipo di processo telematico (civile, amministrativo, tributario, contabile o penale).

2 – LA PEC
Con il passaggio al processo telematico, la trasmissione di atti e documenti informatici tra le parti deve avvenire tramite PEC.

3 – COMUNICAZIONI E NOTIFICAZIONI TELEMATICHE
Anche le comunicazioni e le notifiche devono avvenire tramite PEC. Anche in questo caso ci sono differenze tecniche in base al tipo di processo.

4 – IL DEPOSITO TELEMATICO
Il deposito telematico degli atti è stato introdotto dalla Legge di Stabilità 2013, nei procedimenti civili, contenziosi o di volontaria giurisdizione innanzi al tribunale, dal 30 giugno 2014. Con norme successive il deposito telematico è stato esteso anche ad altri atti e ambiti giurisdizionali.

Verso l’adozione di norme e regole comuni?

Nei prossimi anni è probabile che le innovazioni nella tecnologia digitale determineranno una convergenza di norme e procedure dei diversi processi telematici. Si potrà così ottenere un’ulteriore semplificazione della macchina giudiziaria italiana, con effetti positivi anche su durata e numero dei processi da smaltire.

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